Muse

Lo scrapbooking non è solo un metodo per sistemare e conservare in maniera kitch le fotografie del viaggio di nozze, ma specialmente oltreoceano questa pratica è un rispettabilissimo hobby in cui si riversano creativamente i propri ricordi su supporti di qualsiasi tipo. Questi collage che puntano a ricreare emozioni […]

Francesco Brunotti

Francesco Brunotti, laurendosi al D.A.M.S., inizialmente attratto dalla fotografia, decide di espandere i suoi interessi anche alla grafica e al video, cercando di amalgamare queste diverse influenze tra loro.

Abbiamo chiesto a Francesco di parlarci del suo lavoro:

“Se dovessi usare delle parole chiave per descrivere i miei lavori, direi che sono attratto e influenzato tanto dalle luci al neon e dal buio della notte quanto dai colori eccessivi e saturi, dal cinema – sopratutto quello indipendente -, e dai fumetti anni 60 e 70, passando da quelli più supereroistici alle produzioni più underground horror/weird, così come dai poster cinematografici di quel periodo.
Ultimamente ho scoperto un forte interesse per i collage e anche per un certi tipo di “disegno”. Con i miei lavori cerco di comunicare delle sensazioni, a volte più oscure e intimiste, a volte più gioiose e ironiche invece, a seconda del soggetto da cui prendo spunto per applicare il video alla traccia.
Avendo realizzato per la maggior parte videoclip, mi piace molto farmi guidare dalla musica per creare una storia.
Trovo molto stimolante il concetto di astrazione, nel senso che non credo che si debba per forza creare una storia lineare, anzi trovo molto interessante il comunicare qualcosa con delle immagini o delle scene che non hanno bisogno di essere lette a tutti i costi in maniera “razionale”.
Ultimamente mi sono trovato a sviluppare un discorso più legato all’animazione e alla motion graphic; ritengo in tutta sincerità che grazie a programmi come after fx venga data la possibilità di spingere questo media (il video) verso nuovi livelli di ispirazione e di creazione, da questo punto di vista la mente (quindi l’immaginazione) è il limite.
Tali sofware ci danno la possibilità di concretizzare ciò che nel nostro cervello concepiamo come idea, e
– grazie anche agli sviluppi che questi programmi per la motion graphic ultimamente hanno subito –
di abbassare sensibilmente “i costi” di una produzione o in ogni caso di lavorare in una maniera che fino a poco tempo fa non era appanaggio di tutti.”