District 9

District 9 è un nuovo film prodotto da Peter Jackson e diretto da Neill Blomkamp. Il trailer del film, che uscirà il 14 agosto, ha uno stile documentaristico molto simile a Alive In Joburg, un cortometraggio uscito nel 2005, diretto e prodotto dallo stesso regista. District 9 parla dello sbarco degli alieni e della situazione degli esseri umani e dei “non umani” in un ghetto del Sud Africa. Attorno al film è stato creato progetto di marketing virale molto dettagliato. D-9.com è un sito che da tutte le informazioni sulle zone abitate dagli alieni, e tutte le notizie per la convivenza tra le due specie. Sembra che la MUN “Multi-National United” sia una azienda che sfrutti la tecnologia aliena per adattarla agli umani, nel loro sito è possibile trovare lavoro per l’assistenza agli alieni. Esiste anche un blog che informa gli alieni sui loro diritti.

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Articolo redatto da Stefano Paron

PATHOS

Oggi siamo lieti di mostrarvi un nuovo cortometraggio PATHOS, completamente made in Italy, sentirete sicuramente parlare di questo progetto, che è stato selezionato al Short Film Corner di Cannes.
I suoi ideatori fanno parte di Illusion, una società di videoproduzioni nata a Genova nel 2003. Titolari di Illusion sono Dennis Cabella e Marcello Ercole. Il gruppo Illusion è formato da professionisti e artisti dell’immagine e della computer grafica impegnati nella produzione e post-produzione di spot pubblicitari, video corporate, video musicali, documentari, cortometraggi, sigle grafiche, effetti speciali per cinema e televisione. Tra i loro clienti sono presenti grandi nomi tra i quali : Costa Crociere, Gruppo Giunti, Rai,Mediaset, Figenpa, Bayer.

Pathos è un cortometraggio di fantascienza di 17 minuti prodotto da Illusion e completamente ideato e realizzato da Dennis Cabella, Marcello Ercole, Fabio Prati. Potenti effetti speciali, dramma sociale e degrado ambientale sono solo alcuni degli elementi di un’opera originale e pungente che ha visto gli autori impegnati nella produzione per circa 3 anni.

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La Terra ha smesso di respirare. Il pianeta è soffocato sotto una coltre sterminata di rifiuti. Il cielo, grigio di fumo, incombe sullo scheletro della nostra civiltà. Uomini privi di pensiero e sentimenti, dalla mente atrofizzata, consumano le giornate anelando sogni sintetici. Il loro padrone è anche la loro più grande creazione: Pathos. Il loro lavoro, la loro moneta. Ma l’immaginazione ancora cova, silenziosa, nelle stanze perdute della mente di un uomo.

Gli autori ci dicono L’idea di base nacque durante la lavorazione di un nostro precedente progetto, Strane Coincidenze, un medio-metraggio, diviso in tre atti intrecciati . Una delle tre storie immaginava la vita di un individuo del futuro costretto a pagare le tasse perfino sui propri cinque sensi. Un soggetto che, però, poco si addiceva alle atmosfere “hitchcockiane” di Strane Coincidenze e che necessitava di maggiore elaborazione. Rimase per noi una “buona idea” e decidemmo di sfruttarla per scrivere una storia di fantascienza . L’idea, rispecchia la vita di tutti i giorni: Ci siamo immaginati un futuro,in cui la terra è completamente ricoperta di rifiuti e in cui il consumismo deviato della società fosse arrivato all’eccesso, un modello di vita che portava l’uomo a pagare perfino i propri 5 sensi. A questo si aggiungono schemi predefiniti, in cui le scelte e i pensieri sono già inconsciamente “impacchettati”e “installati” nella mente degli individui. Sono predefiniti i desideri, le sensazioni, i sogni e tutto questo è inglobato in un meccanismo burocratico spietato dai “tempi tecnologici” troppo veloci per la nostra naturale percezione, in cui l’errore non è concesso . Volevamo perciò sintetizzare tutto questo, creando un “mondo nuovo” e dandogli un nome. Pensammo perciò a qualcosa che evocasse il sentimento e la sofferenza, che potesse essere associato a una qualche avanzata tecnologia, che richiamasse il passato e che desse l’idea di un’era ormai dimenticata e lontana. Nacque così Pathos”.

Alcune immagini tratte dallo storyboard.

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Dovevamo creare il mondo del futuro. Volevamo immergere il protagonista e lo spettatore in un’ambientazione verosimile ma al contempo impossibile e surreale. Dovevamo sconvolgere le regole architettoniche canoniche e immaginare tutto ciò che potesse privare di confort e facilitazioni la vita di un essere umano. Abbiamo progettato il mondo di Pathos. L’ambiente cubico e freddo in cui gli utenti del sistema si muovono, vivono e lavorano, è stato ideato per comunicare la scarna semplicità di un mondo futuro in decadenza, in cui valori e sentimenti sono stati dimenticati, in cui si è tornati alla primordialità dell’uomo preistorico e della caverna. In cui la complessità e l’evoluzione delle emozioni umane è andata perduta. Per progettare questo “nuovo e antico” habitat ci siamo ispirati alla fantascienza cinematografica degli anni ‘80/’90 ( vedi blade runner, brazil,cube), alle atmosfere cyberpunk dei romanzi di William Gibson e all’esasperata grafica dei fumetti “manga” giapponesi di Masamune Shirow e Katsushiro Otomo. La soluzione per noi più adatta alla realizzazione delle scenografie era la computer grafica. Abbiamo modellato tutti gli elementi di scena, la struttura della stanza, i meccanismi, le tubature. Abbiamo disegnato la ruggine e il logorio del metallo per sottolineare maggiormente l’abbandono della struttura e l’isolamento sociale. Abbiamo ricreato l’illuminazione virtuale delle scene ispirandoci alla fioca atmosfera delle cattedrali romaniche. Grazie all’esperienza maturata durante la realizzazione di spot pubblicitari e video commerciali e grazie all’impiego della tecnologia digitale, siamo riuciti a dare vita al nostro “mondo del futuro”, un mondo che offre una visione apocallittica di quello che ci aspetta.

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I processi creativi di Pathos si sono susseguiti dalla pre-produzione alla post-produzione per un periodo durato quasi 3 anni, utilizzando solo il tempo extra-lavorativo, essendo un progetto autoprodotto. Il film è stato completamente girato utilizzando la tecnica del bluescreen (“Matrix”, “300”, “Il Signore degli Anelli”, “Sin City”,…). Lo scopo era quello di visualizzare, nei minimi dettagli e nel modo più credibile, gli ambienti futuristici in cui il protagonista vive e lavora. Prima di ricorrere alla computer grafica, naturalmente,sono stati stesi un soggetto e una sceneggiatura che potessero funzionare e comunicare bene l’idea. Si è passati poi alla creazione dei disegni preparatori per le scenografie e i costumi. E’ stato previsualizzato e disegnato l’intero film in forma di storyboard, inquadratura per inquadratura. L’elaborazione del make-up, la costruzione delle protesi in silicone e la preparazione dei finti innesti celebrali hanno richiesto molto tempo e molta attenzione. Le riprese live-action sono state effettuate in alta definizione negli studi di Illusion e sono durate parecchi giorni. La post-produzione, per l’importanza degli effetti digitali e il numero delle scene da realizzare (più di 150), è durata quasi 3 anni. Per i rendering delle scene in computer grafica 3d sono state utilizzate solamente 2 workstation dedicate che hanno elaborato 25.000 fotogrammi. Il doppiaggio infine ha visto la partecipazione e supervisione di Roberto Pedicini, famoso e pluripremiato doppiatore cinematografico (Kevin Spacey, Jim Carrey, Javier Bardem,…)

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Pathos è stato prodotto con un budget limitatissimo.
Nella fase di pre-produzione abbiamo dovuto affrontare il problema di come realizzare il progetto e con quali attrezzature. Dopo la stesura del soggetto, rendendoci conto della complessità tecnica del film, la preoccupazione maggiore derivava dall’impossibilità di ottenere un budget ingente. Avevamo pertanto due possibilità. La prima era quella di trovare i fondi necessari attraverso il supporto di un produttore. La seconda era quella di fare un investimento personale e acquistare, nel tempo, le attrezzature necessarie per la realizzazione del progetto. Quest’ultima ipotesi, avrebbe sicuramente allungato i tempi di produzione, ma ci sembrava quella più praticabile. L’arrivo dell’alta definizione apriva nuove possibilità. Sul mercato arrivavano le prime camere High Definition low budget. Il cortometraggio è stato girato con una camera HDV ( Sony HVR-Z1). Inoltre, nei mesi successivi, a ridosso dei primi giorni di produzione, abbiamo acquistato 2 workstation dedicate alla grafica 3d e potenziato il nostro sistema di montaggio AVID. Nel corso di questi 3 anni di produzione abbiamo lavorato sempre in 3 e sempre intensamente. Con la determinazione e voglia di dimostrare che, con idee giuste e creatività, potevamo realizzare un prodotto di eccellente qualità.

Da parte nostra un grosso in bocca al lupo a Pathos e ad Illusion.