Realtà o 3D?

Di seguito un articolo tratto dal blog del nostro utente Elia Gardella:
Se avete visto il recente film “Nel paese delle creature selvagge” di Spike Jonze, vi sarete chiesti se quelle bestie siano o no dei 3D; il confine tra 3D e realtà è sempre più indefinito, ho scoperto comunque che quelle bestiacce sono in realtà degli animatronics e cioè degli scheletri metallici, migliaia di ingranaggi, pistoncini e fili elettrici, probabilmente indossati poi da persone e mossi sul set.
Ho trovato chi fa queste cose che, a mio parere, sono incredibili, meglio del 3D: sono dei 3D REALI, progettati da ingegneri incredibili penso; ad ogni modo, bando alle ciance, godetevi il reel di John Nolan e sbalorditevi!

Clicca qui per vedere il video incorporato.

Clicca qui per vedere il video incorporato.

Articolo redatto da Elia Gardella

Intervista: Marco Iozzi

Ho scoperto da poco un Maestro degli effetti visivi. Marco Iozzi è un professionista che ha lavorato per produzioni come Harry Potter, Angeli e Demoni e in studi del calibro di Psyop. Il suo show reel è veramente incredibile, e la sua figura professionale non è facilmente inquadrabile in un settore ben definito, si occupa di Look Development e Visual Effects Design.

Vi invito a guardare il suo sito per rimanere colpiti dalla quantità di lavori e riconoscimenti che ha ricevuto a soli 33 anni.
Ecco cosa ci dice riguardo al suo lavoro e alla sua esperienza all’estero:

Showreel

marco_iozzi_showreel

Qual’è la parte della tua istruzione che ti è servita di più per arrivare al grado di professionalità in cui ti trovi ora?

Penso che tante materie ed esperienze di vita contribuiscano a far crescere il livello di professionalità, non tanto dal punto di vista tecnico ma dal punto di vista creativo, di contenuto. Decisamente nel mondo della computer grafica la tecnologia è lo strumento fondamentale, quindi stare dietro alle innovazioni, e conoscere i pacchetti è fondamentale, ma spesso, purtroppo, se ne diventa schiavi, perdendo il vero scopo, che è l’espressione, non il mero esercizio tecnico. Per me lo studio all’università di materie quali fotografia, comunicazione dei nuovi media, teorie cinematografiche ha sicuramente aiutato. Ma mi è servito parecchio , come per tante persone, quello che ho sempre e continuo a studiare per mia conoscenza personale. Quindi libri sul montaggio, la regia, la composizione, la fotografia etc… tutti campi e mestieri che possono, in maniera così creativa, rientrare nel mondo della computer grafica. E’ questo il lato interessante, tecnologia più avanzata al servizio di un’idea.

La tua figura professionale non è inquadrabile in schemi precisi, come ti sei evoluto dalla fine degli studi ad oggi?

Ho frequentato, dopo 3 anni di università, un corso di animazione per effetti digitali, un corso molto corto e sicuramente superficiale, considerando il tipo di educazione in questo settore che viene offerto all’estero. L’ evoluzione è stata dopo i primi due anni di lavoro in Italia, sicuramente all’estero, dove ho scoperto e da lì sviluppato la mia area di interesse, la fotografia e il look.
Purtroppo in Italia ci si deve inventare spesso e ricoprire più ruoli, diventando un generalista, ma io trovo che ad alti livelli questo non porta, produttivamente,a buoni frutti se non accompagnato da una specializzazione che viene da una vera passione.
La base da generalista per me è importante, perchè hai una visione più obbiettiva del processo, ma devi secondo il mio parere avere la tua area di forza. Già dicendo fotografia e sviluppo del look si parla di un campo molto largo. La vera evoluzione per me è stata non fermarsi all esecuzione degli effetti per cinema e pubblicità nella catena produttiva, ma portare questa conoscenza e “gavetta” verso la pre produzione, verso l area creativa / decisionale.

Qual’è la parte della catena produttiva che ti piace di più e nella quale sei più stimolato?

Come dicevo sopra, sicuramente la direzione artistica, il design degli effetti e quindi lo sviluppo del look, con una mente rivolta poi alla produzione, quindi utilizzando parecchi degli strumenti e tecniche che poi verranno effettivamente utilizzate in produzione, sia la mia area di competenza.

Quali differenze hai trovato tra lavorare in Italia ed all’estero?
Per quanto riguarda l’estetica, sia nel cinema che nella pubblicità, l’Italia sembra essere sempre un passo dietro (in linea generale) con il resto dell’europa. Pensi che sia una quastione di buget o di scelte estetiche mirate?

E’ un discorso lungo e complesso, e potrei dire tante differenze come anche poche, perchè tutto il mondo è paese, e spesso si ha un’idea dell estero e delle grandi produzioni come macchine perfettamente oliate senza difetti.
La verità è ben lontana.
Trovo però fondamentalmente diversa la cultura visiva e artistica non solo degli artisti di produzione ma anche dei clienti, punto fondamentale. All’estero rischiano di più, sono più aperti a stili diversi, alle idee. Questo processo, fatto anche di fallimenti, porta comunque alla crescita e allo sviluppo, come si dice in inglese, it pushes the envelope.
Il budget è sicuramente un problema, ma io non voglio giustificare l’arretratezza dell Italia in questo campo solo con una questione di soldi.

In quest’industria non ci sono orari.Qual’è il tuo record di ore di lavoro consecutive?

Non ci sono orari e spesso si vive “attorno” allo studio, cosa che per altro, per quanto stressante e di cui spesso ci si lamenta, diventa una seconda natura, e quando non vivi più quella pressione, qualcosa manca.
Soprattutto in pubblicità dove i tempi sono molto stretti.
Ricordo esperienze a Sydney nel cinema, quando spesso mi ritrovavo ad uscire dallo studio e doverci ritornare a notte fonda chiamato dal render wrangler perchè le scene da renderizzare avevano problemi e bisognava, soprattutto visto magari l utilizzo di custom tools, sistemare il tutto prima possibile prima dei dailies del giorno dopo.
Ma ricordo anche a Milano forse un 40 ore continuate il giorno prima della consegna del progetto, tra un caffè ed un’altro.
La cosa importante è capire che ci può stare una situazione del genere, e da un lato, per quanto mi riguarda, è anche affascinante e divertente, ma è anche giusto rendersi conto che se la cosa succede di sovente allora ci troviamo di fronte
ad un caso di mala organizzazione / gestione / supervisione, e le persone non dovrebbero accettare tali situazioni.

Articolo redatto da Stefano Paron

Appuntamento con i Castorini

Il 24 novembre 2009 alle ore 18, l’Aula Magna dell’Istituo Europeo di Design di Via Sciesa sarà teatro dello showreel dei più significativi lavori di Motion Design, Art Direction e Scenografia per Broadcast del duo creativo Marco Ammannati e Miyo Yoshida.
Ma non solo. Castorini, la loro agenzia, è un modello organizzativo e gestionale esemplare che risponde alla domanda: How to stay small and work for the giants? E Marco e Miyo ci racconteranno la loro storia e le loro strategie di business.

castorini_art

L’incontro è organizzato all’interno del Programma di Studi del Master in Graphic Design Management in partenza a Marzo 2010 a Milano, un programma di studio ricco e innovativo coordinato da Massimo Pitis, Graphic Designer and Art Director e promotore di questo interessante appuntamento.

24 novembre 2009
ore 18,00
IED Arti Visive
Via Sciesa 4 – Milano
Partecipazione libera e gratuita

SIGGRAPH 2009 – Milano

Organizzato da ACM Siggraph Milano, l’evento sarà un momento di scambio e confronto con le eccelenze del panorama mondiale della computer graphic applicata al cinema, ai videogiochi, alla fotografia, alla multimedialità, all’architettura, all’urbanistica, alla scienza.

Si comincia alle 17:00 con un workshop che vedrà coinvolti importanti professionisti ed esperti del settore delle nuove tecnologie. Ospite internazionale Carlye Archibeque, Produttore Esecutivo del Siggraph Computer Animation Festival.

Alle 21:00 serata/evento con proiezione dei prodotti più spettacolari e innovativi presentati durante il Siggraph 2009 di New Orleans dello scorso agosto.

L’ingresso è libero, sino ad esaurimento posti.

Per iscrivervi mandate una mail all’indirizzo info@mgmdigital.com specificando nell’oggetto “Siggraph 2009″ o confermando la partecipazione all’evento sulla pagina Facebook dedicata

Clicca qui per vedere il video incorporato.

Video Sign.

Abbiamo il piacere di presentarvi Video Sign. L’immagine coordinata delle televisioni nel mondo, un volume a cura di Mirko Pajé e Carlo Branzaglia, dal 20 ottobre in libreria.

Dopo Video Logo e Video Identity, Video Sign propone un’analisi della corporate identity attraverso una selezione di casi di studio internazionali e una collezione di interviste ad agenzie e professionisti del settore. Un volume riccamente illustrato, che permette di comprendere l’importanza degli elementi grafici per comunicare l’identità della rete all’utente televisivo.

Da questo link potete vedere una preview in PDF di 20 pagine, così potete farvi un’idea di cosa si tratta.

Consigliamo a tutti l’acquisto, noi ce l’abbiamo già in libreria.

Marco Mucig

L’idea che ha avuto Marco Mucig per la sigla del Bicycle Film Festival può essere definita “grafica in movimento” nel vero senso della parola.
Persone che “vestono” delle lettere e poi corrono con biciclette di ogni genere per la città. Ecco cosa dice l’autore di questa esperienza.

Come è nata la collaborazione con il BFF?

La collaborazione con il BFF è nata l’anno scorso, quando ho realizzato un flyer per la festa finale
Per l’edizione di quest’anno invece Brendt Barbur (fondatore del BFF) mi ha chiesto di seguire tutta la comunicazione del Festival a livello internazionale

Come è stato girare a Toronto?

Nonostante le poche ore di sonno e il jetlag sono riuscito insieme a Benny Zenga e Sean Corcoran a costruire, coordinare e far mouvere per la città un gruppo di lettere di cartone su delle biciclette! è stata davvero una follia: guidare le bici era difficilissimo, figuriamoci muoversi in modo coordinato.
La gente poi impazziva quando ci vedeva per strada: tutti correvano per chiedere cosa stavamo facendo o a fare foto! Le riprese sono state interrotte un sacco di volte con la gente che entrava in campo o i flash che rovinavano i materiali: insomma un delirio hehehehe

Come ti è venuta l’idea di fare le lettere in bicicletta?

L’idea mi è venuta nella ricerca di creare una campagna che funzionasse sia per la stampa che il video. In realtà come per molti altri lavori mi immaginavo solo alcuni frame, come l’immagine iniziale delle ombre. Poi da lì ho costruito lo storyboard finale mentre ero a Toronto e vedevo le location e sapevo quante bici e quali bici avevo a disposizione

BFF ‘09 Trailer – Bicycle Film Festival hits Europe, Australia, Japan

Clicca qui per vedere il video incorporato.

BFF ‘09 – Bicycle Film Festival trailer 2009

Clicca qui per vedere il video incorporato.

Articolo redatto da Stefano Paron

100 anni di effetti speciali

Bell’idea quella di pubblicare un montaggio video che raggruppa i film più conosciuti con effetti speciali degli ultimi 100 anni.
Si parte del 1900 con The Enchanted Drawing fino ad arrivare al 2008 con Il curioso caso di Benjamin Button.

Il video pubblicato sul sito College Humor è interessante e divertente. Chissà quanto ci evolveremo ancora…

Tra l’elenco dei film menzionati ne mancano sicuramente alcuni, io avrei inserito Il Signore degli Anelli, Harry Potter e 300, voi?

Three D-Graphic Spaces

E’ un libro pubblicato nel 2008 e rappresenta in maniera dettagliata le ultime tendenze nel mondo della grafica. Molti designers costruiscono le loro grafiche, facendole interagire con lo spazio e fotografando il risultato finale. Questo metodo è un complesso scenario fatto di installazioni, costruzioni di carta, legno e materiali vari.
Sembra che ci sia un ritorno alla manualità per produrre fisicamente effetti ed elaborazioni che ricordano la manipolazione al computer. Le tendenze si rispecchiano anche nel motion design, molti degli artisti presenti nel libro animano le loro grafiche o producono brevi filmati.
Nel sito del libro si possono vedere diversi video, una buona fonte di ispirazione per produrre qualcosa di innovativo.

Tanti altri esempi qui

Clicca qui per vedere il video incorporato.

Clicca qui per vedere il video incorporato.

Clicca qui per vedere il video incorporato.

Articolo redatto da Stefano Paron

A Talk With: Soyuze

Salvatore Giunta, a.k.a. Soyuze, è un giovane motionographer di origine siciliana, classe 1984, operante a Milano da sette anni. Dopo gli studi in Accademia, entra nel mondo della grafica con un corso all’istituto Europeo di Design, trampolino di lancio per le prime esperienze nel settore: dalla post-produzione all’illustrazione destinata alle t-shirt. Le porte della motion graphics si schiudono per lui con MTV Italia, all’interno di cui realizza bumpers ed opening per programmi cult come Rock Legends, 10 of the Best, Friday Fever, A Night With. Idents diventati poi dei veri “classici” dell’emittente. Soyuze lavora adesso come freelance ed annovera nel suo portfolio clienti aziende come MTV, Comedy Central, Armani Jeans, Sony, Istituto Europeo di Design e Disney.
Abbiam chiesto a Soyuze di raccontarci qualcosa di lui e del suo lavoro.

La cultura della motion graphics è sempre stata legata a doppio filo alla programmazione di Mtv, rete dalla forte identità visiva. Qual’è stato il tuo approccio ai progetti sviluppati per loro? Quanto margine creativo ti è lasciato e quanto, invece, deve corrispondere alle esigenze di una estetica già studiata e sperimentata?

Ricordo che il primo periodo da MTV è stato abbastanza difficile. Passai le prime settimane a fare e rifare un progetto che poi non fù realizzato…Mi è servito un po’ di tempo prima di entrare pienamente nella loro filosofia. E’ un contesto dove le componenti estetiche e concettuali richiedono un forte impegno di progettazione e ricerca stilistica. Ad esempio, sono di fondamentale importanza il disegno delle tavole e l’utilizzo della tipografia. Una tavola può anche essere composta da tre elementi, ma se disegnati nel modo giusto riescono comunque a trasmettere un forte impatto estetico. È sicuramente una delle poche realtà in Italia dove si riservano ampi spazi alla creatività del progettista… Non hai nessun tipo di vincolo!

Sebbene il bumper sia di per sé una forma che richiede uno sviluppo conciso, gli elementi in esso presenti son sviluppati ed associati con una certa coerenza narrativa (penso ai dadi della Top10 o ai ragni “urbani” di A Night With). Solitamente parti da uno storyboard o improvvisi su una suggestione?

Di solito cerco sempre di trovare un concetto che possa rappresentare per vie traverse il titolo del programma. Nel caso della Top10 volevo trovare degli elementi che rappresentassero i dieci numeri della classica sui quali strutturare l’intero progetto.
Il dado è stato una delle prime cose a cui ho pensato e – una volta identificatolo come elemento portante – ho iniziato a lavorare sullo story. Ogni posizione è caratterizzata da un lancio di duedadi, quando smettono di rotolare la somma delle facce corrisponde al numero del bumper. Sempre dai dadi ho estrapolato i cerchi delle facce che ho poi utilizzato nella grafica come elementi decorativi, mentre l’utilizzo del colore verde deriva dal tappeto del tavolo da gioco, utilizzato anche come colore di sfondo nello shot finale del logo.
Stesso procedimento per A Night With: individuare degli elementi che riuscissero a dare continuità al nome del programma. In questo caso l’idea è stata quella di utilizzare degli insetti, per prima le falene, classiche farfalle notturne, poi accompagnate dai ragni e millepiedi. Anche qui, una volta identificati gli insetti come elementi caratterizzanti, sono passato alla definizione dello story e di seguito al disegno delle tavole

stills

Che rapporto hai con la componente tipografica? E quella musicale?

L’utilizzo della tipografia è fondamentale! In alcuni casi, scegliere il giusto font può determinare lo stile del progetto e di conseguenza la sua buona riuscita. Mi capita spesso di partire da una ricerca tipografica come prima fase di un progetto: in un carattere riesco a vedere un mondo, un immaginario, uno stile che mi aiutano tanto a costruire la base del lavoro (es. Rock Legends). Stessa importanza per la componente musicale: il valore audio corrisponde a circa il 50% del risultato finale, in alcuni casi anche di più!

Una domanda di rito. Principali software utilizzati?

Disegno il 90% degli elementi in Illustrator, trattamento in Photoshop ed infine animazione 2D in After Effects.

Allargando il campo: cosa ti ispira? Tra cosa vaghi quando sei in cerca di ispirazione?

Siamo tutti costantemente influenzati dalle situazioni nelle quali ci muoviamo, e, con il passare del tempo, queste caratterizzano il nostro modo di vedere e di pensare. Un video, un brano. Un oggetto. Forse una città o una persona. Tutto quello che ci circonda è un elemento di ispirazione, anche se magari non ne siamo coscienti.

Articolo redatto da Didier Falzone

Uno spettro si aggira per il MoMA

Uno spettro curioso e canterino, coreografo d’una assurda battaglia tra divise di un altro colore. E’ il protagonista del video di No One Does It Like You, primo singolo estratto da In Ear Park dei Departments of Eagles per la storica etichetta 4AD.
Questa piccola perla di malinconica dolcezza è stata presentata negli scorsi giorni nella prestigiosa cornice del MoMA in occasione di PopRally, serie di eventi basata sull’interazione tra artisti visuali e musicisti voluta dal museo newyorchese con la partnership del Centro d’Arte Contemporanea P.S.1. Proiezioni inedite, performance ed esibizioni live degli artisti coinvolti sono l’eccezionale cuore dell’iniziativa. Presenti alla premiere del video, oltre alla band, le fervide menti che hanno dato vita all’opera, ovvero Patrick Daughters e Marcel Dzama.

Daughters lo conoscete già. Asso della scuderia The Directors Bureau, ha diretto video per Feist e Yeah Yeah Yeahs e, proprio in questi giorni, lo ritroviamo sugli schermi con Wrong, singolo apripista dell’imminente album dei Depeche Mode accompagnato da un video à la Lynch e vagamente KarmaPoliciano.

Clicca qui per vedere il video incorporato.

Marcel Dzama è invece un artista canadese dalle modalità dadaiste, specializzato in piccole illustrazioni, collages e, recentemente, sculture e video. I suoi lavori fanno parte delle collezioni del Tate museum e la sua passione per la musica lo ha portato in passato a collaborare con artisti del calibro di Beck (per la cover di Guero), Bob Dylan e They Might Be Giants. Per questo video Dzama ha realizzato i costumi ed il set.

Alcune opere di Marcel Dzama

dzama623dzama600dzama608

dzama620dzama627dzama644
© Sies + Höke

L’impronta di Dzama è molto evidente nelle tinte e nella costruzione dei personaggi, e le maschere (elemento presente anche nel succitato video di Daughters per i Depeche Mode, nda) donano al tutto un’atmosfera di straniamento e creano un pressante senso di attesa.

Un gioco alla guerra infantile crudele e clownesco, vicino per sensibilità alle guerre in miniatura del fotografo-artista Paolo Ventura, deus ex-machina di un universo bellico incantato e nostalgico.

Articolo redatto da Didier Falzone